PARCO REGIONALE DEL TABURNO-CAMPOSAURO: l’area protetta istituita con Legge regionale n. 33 del 1993 e avviata nel 2002, si estende per 12.370 ettari appartenenti a 14 Comuni della provincia di Benevento, con una popolazione di circa 35.000 abitanti. Il massiccio montuoso che culmina nelle vette del Taburno (m. 1.394), Camposauro (m. 1.388) e Pentime (m. 1.170), si erge con versanti molto scoscesi dalla Valle del Calore, a nord, e dalla Valle Caudina a Sud, mentre verso Est e Ovest digrada più dolcemente verso due corsi d’acqua minori, lo Jenga e l’Isclero. Osservata da Benevento lo skyline del parco ricorda il profilo di una donna sdraiata, quindi “La Dormiente del Sannio”. Il paesaggio vede il susseguirsi di paesini, casali, antichi eremi e santuari. Le zone basse presentano un mosaico di vigneti, frutteti, orti, oliveti: all’olivo il Taburno è legato fin dall’antichità: “Iuvat olea magnum vestire Taburnum” scrive Virgilio
(Georgiche, II, 38), che menziona questo monte anche nell’Eneide (XII, 715). A quote più alte le colture lasciano il posto a boschi di querce, castagni e faggi. Nella Foresta Demaniale, di origine borbonica, è presente il raro abete bianco. Da migliaia di anni l’uomo nello svolgere le attività necessarie per la sopravvivenza ha dato vita ad un paesaggio di piccoli insediamenti, nel rispetto dei valori naturali.
Il massiccio è ricco di testimonianze storiche, dal paleolitico all’epoca sannita, a quella romana, fino ad architetture di epoca borbonica. A Cirignano (frazione di Montesarchio), una cisterna ipogea con derivazioni di canali di acque di epoca romana sarebbe testimonianza delle opere compiute dal console Pompilio Rufo per alimentare le fontane e le terme dell’antica città di Caudium. L’Ente Parco mediante il Piano per il Parco disciplina le attività consentite nelle zone a diverso grado di protezione. La zona “A”, di riserva integrale, si estende per 4.566 ettari e interessa la parte centrale e le cime più elevate. Particolare rilievo ha la geologia del territorio, dove è segnalata la presenza di ben 44 Geositi. I calcari del Taburno, tra i più antichi del Sannio, risalgono a periodi tra il Triassico (200 milioni di anni fa) e il Giurassico superiore (140 milioni di anni fa). La presenza di argille azzurre e sabbie fossili fa ritenere che le attuali alture fossero un
tempo sommerse dal mare fino ad alcune decine di metri. Frequente è il carsismo, con presenza di doline, campi carsici, grotte e numerose sorgive, tra cui le celebri Acque del Fizzo, nel Comune di Airola, che alimentavano l’acquedotto carolino con le cascate della Reggia di Caserta. Tutti i corsi d’acqua confluiscono nel bacino del Volturno. L’abbondanza di fossili di coralli, gasteropodi, rudiste è particolarmente evidente nei “marmi di Vitulano”, adoperati tra l’altro dal Vanvitelli per rivestimenti della Reggia di Caserta. Attraverso una collaborazione scientifica con l’Università degli Studi del Sannio, dal 2019 il Parco sta portando avanti iniziative per presentare la candidatura di Global Geopark all’UNESCO.
Si consiglia: scarpe chiuse comode da cammino; cappellino; nello zainetto borraccia d’acqua e felpa.
Programma completo
PARCO TABURNO – CAMPOSAURO (BN) - una giornata a contatto con la natura e la storia - 17 maggio 2025